19 gennaio 2015

CAROLINE K - Now Wait For Last Year [Klanggalerie, 2015]

- Caroline K -
 
Per chi vi scrive, è (quasi) un obbligo tentare di far riscoprire, a quei pochi che ancora non la conoscono, l’artista inglese Caroline K. Nel 1980, a Londra, assieme al grande Nigel Ayers, fonda i Nocturnal Emissions, una tra le band industrial (termine in verità troppo riduttivo) più influenti degli anni Ottanta. Partecipa al progetto fino agli inizi degli anni Novanta, dopodiché decide di cambiare aria trasferendosi in Italia. Artisticamente lascia un solo album solista dal titolo Now Wait For Last Year, uscito nel 1987 e ispirato dal racconto di Philip K. Dick. Caroline Kaye Walters muore di leucemia a Pisa nel 2008, all’età di 50 anni. La viennese Klanggalerie apre la propria stagione 2015 ristampando per la seconda volta questo disco, mantenendo sempre la copertina originale, che – a vederla oggi – con quello sfondo marmoreo e la piccola fotografia da giovane al centro, suona come fosse un presagio di morte.

- Now Wait For Last Year -

Nonostante le nascoste smerigliature industrial, le asperità drone, le mareggiate minimal-synth e le frustate  percussive che fuoriescono dalle venature del marmo come fossero espulsioni atomiche di globuli rossi (Animallattice), l’album si manifesta in tutta la sua magnificenza ed eleganza ambient attraverso soundscape delicati ed evocativi, allucinatori e dalle sfumature esoteriche, gloriosi e a tratti marziali (“Chearth”), ma con quel retrogusto sempre amarognolo che trasmette infinita tristezza, quasi come leggere gli epitaffi sulle pietre tombali dei cimiteri per animali. È vero, probabilmente troverei da lacrimare (nella migliore ipotesi occhi lucidi) anche solo vedendo un ramo secco e morto in mezzo a un verde e rigoglioso fogliame. Sta di fatto che nei venti minuti di “The Happening World” ripercorri a ritroso l’infanzia e in un solo istante rivivi quei pochi momenti in cui hai dovuto impulsivamente decidere quale sentiero seguire. La nascita e la morte come fossero due sponde collegate da una corda di violino spigolosa e scivolosa, in bilico su un profondo e oscuro abisso oceanico, mentre presenze ectoplasmatiche tentano di trascinarti nel girone dei sempiterni malinconici. Tempo fa, uno che si faceva chiamare Beethoven pare abbia musicato l’Inno alla Gioia in base ad alcuni testi poetici di un certo Friedrich Schiller. Non so, forse esagero, forse no, ma attraverso l’ispirazione di racconti fantascientifici, Caroline K ci ha lasciato il proprio inno alla disperazione. Fossi in voi cercherei di correre all’acquisto immediatamente, anche perché la prima ristampa del 2010 andò esaurita quasi subito. Unica nota stonata (ma è davvero poca cosa) sono le tre tracce inedite aggiuntive, assolutamente fuori contesto, anche come sonorità: se nasce in un modo, non c’è motivo di farlo rinascere in un altro.

8 gennaio 2015

55 CANCRI E - Belsebubs Tårar [Zeon Light, 2014]

- Sara Hausenkamp -

Avevamo terminato l'anno con l'immagine di due splendide fanciulle norvegesi. Adesso riattiviamo il blog nel 2015 con quella di Sara Hausenkamp. È una giovanissma ragazza svedese proveniente da Malmö e si nasconde dietro il moniker di 55 Cancri E, ovverosia, il nome di uno dei tanti pianeti extrasolari scoperti negli ultimi anni e che si pensava fosse gassoso come Nettuno, ma che in realtà (così dicono) è dotato di massa propria.
Come sono arrivato a lei giuro che non lo ricordo, ma deve essere stato sicuramente qualcosa che riguardava la Scandinavia, e così, link dopo link, giungo al bandcamp della etichetta Zeon Light.
Si sa, prima dell'orecchio arriva la vista (almeno per me è così). Quindi vengo distratto dal nome, dal titolo (Belsebubs Tårar) e dalla copertina.

- Belsebubs Tårar - 

È in loop da ieri pomeriggio, anche adesso che vi sto scrivendo. Tracce di una delicatezza e dolcezza che ritrovo solo al nord Europa. Folk e ambient che si mischiano ad una voce sensualissima ed eterea, anche in lingua originale, che aggiunge ancor più un tocco... intrigante, come ad esempio la canzone Vaggvisa (davvero fantastica), che mi ricorda molto il Vampyr dei Death And Vanilla, anche loro di Malmö (che coincidenza neh).


Non aggiungerei più altro, se non il link del suo blog, dove potete trovare/vedere più informazioni e perfino qualche graziosa illustrazione con gli scheletri (che qui piace molto), e che si potrebbero  tranquillamente usare per delle cover di qualche audiocassetta musicale malata.

 
Intanto ho già fatto l'acquisto del tape, nell'attesa che arrivi, fate come me, dateci un ascolto!