28 febbraio 2015

JACKIE MCDOWELL - Language Of The Birds [Hairy Spiders Legs, 2015]


Per la serie, notizie interessanti di inizio anno, ecco qualcosa di Jackie McDowell, già Inez Lightfoot, Rivière Amur e molto altro. 
Vi lascio il link, così potete spulciare più informazioni al riguardo: http://jackiemcdowell.com
Invece queste sono alcune tracce estratte da quest'ultima cassettina, davvero niente male, tra drone e folk, spero siano un buon ascolto.

21 febbraio 2015

SKARE - Grader [Reverse Alignment, 2015]


... restiamo sempre in terre svedesi. Oggi a Torino c'è una di quella giornate che adoro alla follia, ovvero cielo grigio, temperatura prossima allo zero, umidità elevata, pioggia finissima e impercettibile e una leggera foschia. Stavo proprio pensando che questo disco (piaciuto molto) è perfetto per queste condizioni atmosferiche.
Da poco ho scritto una breve recensione per la webzine The New Noise, spero sia una buona lettura e un buon ascolto.
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L’ultima volta che il progetto svedese Skare si manifestò fu nel 2009, quando uscì la città del solstizio (ovviamente d’inverno) per l’italiana Glacial Movements. Il duo, composto da Per Åhlund (Den Arkaiska Rösten) e Mathias Josefson (Moljebka Pvlse), presentando questo nuovo gradiente termico sempre sottozero, con l’occasione rivitalizza l’etichetta Reverse Alignment, anch’essa bloccata da qualche anno.
Grader non è un album in studio: le due lunghe tracce che lo compongono (risalenti addirittura al 2005 e 2007) sono registrazioni di due live differenti, presso il Kulturkiosken di Gävle (-5°) e il Fylkingen di Stoccolma (-30°). Sono imprecisate e improbabili coordinate di latitudine che oltrepassano il circolo polare artico, o più semplicemente, valori numerici di temperatura, indicativi del livello di freddo pungente espresso dalle due performance. Folate di vento gelido trasportano granelli di nebbia condensata che scorticano e bruciano i volti. Nuvole basse e tasso di umidità prossimo al 100% fanno il resto. Più la latitudine aumenta, più la temperatura scende, l’aria è sempre più rarefatta, e quel poco di ossigeno rimasto serve da polmone per la scalata montuosa verso spigolose e cristalline croste di stratosfera congelata (vedi copertina). Quel linguaggio pulsante ed elettronico, incomprensibile per noi comuni mortali, a tratti divino e asettico, associato agli ottimi inserimenti di ferramenta industrial, rendono Grader ancor più ibernante e misterioso: una sorta di Bifröst che mette in comunicazione il mitologico Efesto (dio greco della metallurgia) con l’astuto e malvagio Loki.
Trasmette sensazioni gelide, tanto che ho dovuto coprirmi con guanti e sciarpa. Opinione personale, sono dell’idea che questi dischi vadano ascoltati nei periodi invernali, magari stando alla finestra di casa, fissando i fiocchi di neve: se poi fossero di colore viola, allora sì che potremmo unire l’inverno e l’autunno in un’unica stagione, buia e malinconica.

15 febbraio 2015

HÄSTKÖTTSKANDALEN - Spacegirls [Fylkingen, 2015]

- Hästköttskandalen -

... forse dovrei cambiare il nome in "Suoni Distorti ... al femminile". Ho scelto questa foto perchè mi piace un casino e perchè s'intona con lo sfondo violaceo di questo blog. Vabbè, vi lascio l'articolo che ho scritto pochi giorni fa e pubblicato sulla webzine The New Noise ... speriamo di non aver scritto troppe scemenze.

Il termine Hästköttskandalen fa appunto riferimento a uno scandalo alimentare scoppiato in Svezia. L’esatta traduzione è “scandalo della carne di cavallo”, e già basterebbe questo per essere curiosi e al tempo stesso inquieti. Però è anche il nome di un collettivo audiovisivo di cinque giovanissime e promettenti ragazze provenienti da Stoccolma, i nomi delle quali sono: Ellen Arkbro (elettronica e chitarra), Elsa Bergman (contrabbasso), Marta Forsberg (violino), Maria Horn (proiezioni visive) e Kali Malone (elettronica e chitarra), l’unica di nazionalità non svedese, già incontrata nello split-tape assieme a Caterina Barbieri.

Il progetto nasce nel 2013 e pian piano si evolve e perfeziona attraverso numerosi festival ed esibizioni dal vivo, probabilmente il miglior modo per apprezzarle. Il debutto ufficiale (vinile, merito del Fylkingen) si chiama Spacegirls e contiene due tracce live di circa venti minuti ciascuna, registrate all’interno di un vecchio obitorio abbandonato, il che mi riporta a qualcosa di tenebroso e sempre scandinavo, ma questa è una storia diversa e al momento non interessa. Non è una novità l’interazione fra la strumentazione classica e l’elettronica, bisogna però saperlo fare bene, e qui siamo di fronte ad artiste competenti e sicure dell’obiettivo che si sono prefissate, ovvero: una sorta di drone controllato e condensato, subliminale, dagli effetti psichedelici e vaporosi, sognante e capace di creare atmosfere opprimenti come eteree. Due lunghe pagine di un libro antico, balsamiche e fluidificanti, che si aprono al soffio del gelido vento del Nord, pietrificandosi all’istante. Fogli di carta velina che si stropicciano e carbonizzano al canto di tossici crepitii di fiamme color lavanda. Acide e corrosive, dall’effetto bruciante come le ustioni provocate dall’acqua ossigenata a 130 volumi. Specchi caleidoscopici che riflettono ultrasuoni destabilizzanti, carichi di sofferenza, penetranti e inquieti, soprattutto nei momenti in cui le corde del violino decidono d’essere isteriche, espellendo elettroni in modalità random. E se questo non vi basta, ma prendetelo con beneficio d’inventario, potreste addirittura percepire microsecondi di apnee sinfoniche, impermeabili e concretiste alla Nurse With Wound: non le ho ancora viste dal vivo, poiché i loro live, al momento, si sono sempre tenuti in Svezia, ma ho avuto la fortuna (grazie mille Kali) di osservare nei dettaglio i videoclip delle due registrazioni.

Spacegirls esce fra pochi giorni, e per l’occasione ci sarà un release-party (ovviamente al Fylkingen) a ingresso gratuito: se per caso vi trovaste da quelle parti, beh, fateci un salto e fatemi sapere. Per conto mio, le Hästköttskandalen hanno ricordato lo scrittore Fernando Pessoa, e dunque vi lascio con una sua frase estratta da “Il libro dell’inquietudine”: “un alito di musica o di sogno, qualcosa che faccia sentire, qualcosa che non faccia pensare”. 
Buona visione e ascolto!